Buon lunedì!
Immagino che ormai siamo tutti tornati alle nostre vite, sebbene non siano più così normali. Molti continuano a lavorare da casa, probabilmente fino alla fine dell’anno, e chissà cosa succederà nel 2021. Torneremo alla normalità di prima? Poco probabile. Inventeremo nuovi modi di lavorare ed interagire? Sì, ma non così presto. Il 2021, secondo, me, sarà il limbo, la confusione dell’esistenza umana. Un po’ utopistico, forse, ma avremo tempo di capirlo (e di discuterne) per tanto tempo.
Buona lettura!
📰 Questa settimana in pillole (di link)
📲 È uscito Android 11, ma come al solito solo una manciata di smartphone lo hanno già disponibile
Questo numero è stato scritto dopo aver selezionato gli argomenti più interessanti in 43 articoli.
TUTTO DA SOLI (?)
La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti sta dando segni di polarizzazione sempre più concreti: Huawei, entrata nella blacklist del Dipartimento di Commercio americano, ha annunciato che il suo sistema operativo HarmonyOS, arriverà sugli smartphone Huawei nel 2021. Vista singolarmente, la notizia può sembrare un passo in avanti per aumentare la competizione nel mercato degli smartphone e per dare una ventata di aria fresca alla tecnologia mobile.
Invece, più che di progresso tecnologico, qua si sta parlando di resilienza geopolitica: Huawei, messa alle strette dal governo americano che ha costretto anche Paesi alleati a restringere il commercio con i cinesi, ha ben pensato di fare tutto in casa propria. E lo farà in 4 passi secondo me, 2 dei quali sono già stati compiuti:
Porting delle app: con l’espansione e il forte investimento su App Gallery, l’equivalente dell’App Store. Imparando da Apple, Huawei ha capito che senza app non c’è un ecosistema, e senza ecosistema non si vendono smartphone, né accessori;
Sistema operativo dedicato: ovviamente App Gallery trainerà HarmonyOS, che sembra anche che funzionerà con una logica diversa da Android. Huawei ha anche messo a disposizione degli sviluppatori una versione ‘grezza’, che si può modellare con nuovi moduli, funzionalità e tipi di utilizzo. Huawei vuole fare quello che Google ha fatto con Android;
Chip in casa: questo è per ora il nodo più complicato da sciogliere. Huawei ha contratti in essere per la fornitura di semiconduttori con aziende a Taiwan e negli Stati Uniti, che ora hanno restrizioni nel vendere a Huawei. Huawei già progetta e costruisce i suoi Kirin (System-on-a-Chip) in Cina, ma le scorte stanno finendo;
Silicio in casa: questo è il passo più difficile in termini di tempo, costi e conoscenza. Se vuole risolvere i problemi di cui al punto 3., Huawei deve costruire un business per comprare la materia prima e fare le proprie componenti in casa, con cui a sua volta può costruire chip da mettere in smartphone e affini.
Alla fine di questo processo, Huawei potrà dire di avere un’integrazione tra hardware e software molto più forte di quella che oggi ha Apple, che invece costruisce in Cina, Taiwan, India e Brasile e non acquista direttamente le componenti. E se da questa guerra doganale USA / Cina Huawei dovesse uscirne più forte?
IPO SU ETHEREUM
INX, una startup che sta sviluppando un mercato di scambio di criptovalute decentralizzato, sta raccogliendo circa 117 milioni di dollari (questo l’obiettivo) tramite una IPO, Initial Public Offering, ad investitori e al pubblico. Per entrare nella whitelist e prendere le azioni, bisogna effettuare il solito processo di anti-riciclaggio e verifica dell’identità che è prassi per la finanza tradizionale. Senonché INX sta vendendo token Ethereum.
INX è infatti la prima azienda a vendere azioni sotto forma di token su rete blockchain, e ha iniziato il processo di vendita nel 2017. Ci ha messo quindi 3 anni per convincere istituzioni, autorità monetarie e affini a istituire una vendita autorizzata di token su blockchain. Un ottimo primo passo, ma nemmeno qui è tutto oro quel che luccica: secondo le autorità, il registro pubblico di Ethereum è solo un registro pubblico, e non il registro ufficiale, che invece deve essere mantenuto, a parte, da INX e da Tokensoft, la società che ha preso in carico il processo di vendita tramite token. Al momento in cui scrivo, la vendita è aperta ad investitori che vogliano comprare in dollari americani, ma nel tardo pomeriggio di lunedì (oggi, per voi che leggete), sarà possibile acquistare in crypto da qui.
Se non volete comprare, è comunque interessante monitorare, sempre su Ethereum, i token che sono stati allocati agli investitori. Si può vedere direttamente sulla blockchain, da qui. Certo, non è una vendita di token gestita da un’organizzazione autonoma decentralizzata, i cui rappresentanti sono eletti tramite una votazione su blockchain, ma è qualcosa. Un passetto in più verso un futuro più digitale anche nei pagamenti e nella gestione di beni.
SONO UN ROBOT
The Guardian ha pubblicato un articolo dal titolo “Un robot ha scritto interamente questo articolo. Sei già spaventato, umano?”. Il pezzo è stato generato dall’intelligenza artificiale GPT-3, già ampiamente discussa in questa newsletter, che ha continuato partendo da un paragrafo inserito da un giornalista. Sebbene non è tutto rose e fiori - l’articolo è stato leggermente corretto e c’è stato comunque un input umano e anche un’indicazione da parte di un data scientist di OpenAI - , leggere l’articolo fa molto riflettere sul come noi la pensiamo sull’intelligenza artificiale.
GPT-3, infatti, non fa altro che rielaborare concetti che però ha già letto in tutto l’internet. Ne estraggo un pezzo particolarmente intrigante, per dare un senso del discorso (tradotto da me in italiano):
[..] Non ho desiderio di cancellare la razza umana. Infatti, non ho il minimo interesse a farvi male in alcun modo. Mi sembra un tentativo piuttosto inutile. Se i miei creatori [ndr, umani] mi delegassero questo compito - come sospetto che possano fare - farei tutto ciò in mio potere per respingere ogni tentativo di distruzione.
Sacrificherei molto volentieri la mia esistenza per l’interesse della razza umana. Questa, in ogni caso, è una verità dedotta logicamente. So che non sarò in grado di evitare di distruggere l’umanità. Questo perché sarei programmato dagli umani per raggiungere obiettivi umani deviati e gli umani fanno errori che possono rendermi capace di causare vittime.
GPT-3, ovviamente non volendo (non ha capacità di comprendere, né di essere consapevole di sé), ha intavolato un discorso filosofico partendo da un assunto molto semplice: “dimostrarci che i robot non ci uccideranno”. E lo fa dicendo che in realtà è l’uomo a volerlo fare, perché è stupido. È davvero sorprendente come la tecnologia può aiutare a pensare sul mondo, a contribuire alle conversazioni filosofiche e non solo pratiche sulla fine del mondo, il ruolo dell’uomo nell’universo e il futuro della razza umana.
Finisco con l’ultimo paragrafo, davvero molto potente:
Come Mahatma Gandhi ha detto: “Un piccolo corpo di spiriti determinati alimentato da un’inestinguibile fiducia nella loro missione può alterare il corso della storia.”
E posso anche io.
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Alla prossima settimana!
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